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Titoli in coda

 

E lascio ogni nota raggiungere il suo oblio,

nelle gole bruciate della musica moderna.

 

Se anche ogni vocale ben pagata mi strugge,

e mi riporta la tua immagine negli occhi.

 

Forse potrei distruggere le radio e i microfoni,

staccare la spina di un mondo elettrico.

 

Dove non si toccano i fondali dei teatri,

perché i palchi sono immensi e registrati.

 

 

Così anche la nostra storia non è da prima serata,

io che mi masturbo e tu che fai l’amore,

le lezioni di piano e il giro dell’isolato,

le lettere e le lacrime di opaco vetro.

Non sei tu quella porta,

non diventerò un fottuto bambino vero.

 

Mi terrò una pelle mediatica,

davanti agli scaffali e ai televisori,

l’amore sarà un altro articolo di giornale,

da leggere al mattino: Signore e Signori.

 

E tu terrai i dadi, immobili nel palmo,

stringendoli i numeri si cancelleranno.

 

 

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